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Monongah, 6 dicembre 1907

Monongah, 6 dicembre 1907

Il 6 dicembre 1907, a Monongah, nome indiano che significa lupo, West Virginia, USA, nelle miniere n°6 e n°8, gestite dalla Fairmount Coal Company, una serie di esplosioni causarono un'ecatombe di vite umane; le vittime rimarranno sempre dal numero imprecisato perchè neanche un terzo dei minatori era registrato. A differenza degli operai della miniera regolamente salariati, i ragazzi, non portavano il bottone di ottone, il timechecks, dove era impresso il numero che riconduceva al nome del minatore. Fra le vittime decine di florensi emigrati in cerca di fortuna in America. Molti di loro erano appunto appena dei ragazzini.

Le esplosioni furono causate da un accumulo di gas, il cosidetto di “grisou”, il pericoloso gas delle miniere (in inglese firedamp ). Probabilmente per via dello spegnimento degli aeratori il giorno precedente il disastro. Le miniere rimasero chiuse quel giorno festivo, dedicato dai minatori alla patrona Santa Barbara, e la “Fairmont Coal Company”, proprietaria dell’impianto, per risparmiare energia, tenne spenti gli aeratori.

Il disastro causò 250 vedove e più di mille orfani. Trentasette minatori sangiovannesi si trovarono coinvolti nella tragedia con loro le rispettive famiglie.

Maledetta Monongah!

Articolo di Mario Iaquinta

Emigrazione in America

Emigranti in attesa dell'imbarco nel porto di Napoli

Così il sogno nel cassetto per tutti i giovani, divenne quello di poter raggiungere a tutti i costi, la mitica terra d'America.

Fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, su 9 milioni circa di emigranti che scelsero di attraversare l'Oceano verso le Americhe.

La catastrofe sconvolse l'intera America. I giornali "La voce del Popolo" e "Il Bollettino della Sera" riportarono la notizia a caratteri cubitali, seguita dall'elenco dei morti e da una elencazione di iniziative mirate a fornire assistenza ai familiari delle vittime, attraverso un comitato appositamente istituito.

Il Comitato cercò di coinvolgere le comunità italiane sull'intero continente americano, al fine di raccogliere fondi da destinare alle famiglie delle vittime della miniera. L'intento era di donare 300 dollari ad ogni vedova e 100 dollari ad ogni orfano al di sotto dei sedici anni di età. Il Comitato che era presieduto dal sindaco di Monongah si proponeva anche di provvedere ai genitori anziani delle vittime celibi. Molte delle famiglie chiesero di ritornare in Italia; altre di trovare una comunità dove poter guadagnare da vivere.

Il General Manager delle due gallerie, Leo L. Malone, riferì alla stampa che la mattina della sciagura all'ingresso nell'impianto erano stati registrati 478 uomini, e che comunque tale numero non includeva circa 100 altri lavoratori (conducenti di muli, addetti alle pompe, ecc.) non soggetti alla registrazione. Inoltre ogni minatore registrato aveva uno o più aiutanti non registrati, ragazzini poco più che bambini abbastanza minuti da potersi infilare nei cunicoli più stretti. All’epoca, infatti, era in uso il “buddy system”, vale a dire la prassi di farsi aiutare dai figli e dagli amici per aumentare la produzione che era retribuita a cottimo; ciò rendeva impossibile stabilire con precisione quanti lavoratori erano entrati in miniera. I “time-checks”, le piastrine di metallo su cui era impressa la matricola del minatore venivano distribuite solo ai capigruppo.

Si hanno notizie di mille bare trasportate a Monongah da sei diversi impresari di pompe funebri con relativi aiutanti e che furono usate quasi tutte. Esistono dichiarazioni e testimonianze giurate dell'epoca che confermano queste cifre. Per mancanza di spazio le bare, a centinaia, furono allineate nel corso principale della città.

Appare dunque verosimile quel che riferisce ad un quotidiano di Washington una corrispondenza datata 9 marzo 1908: che ci furono 956 vittime.

Una singolare storia legata al disastro di Monongah è quella di Frank Oliverio. Nato a San Giovanni in Fiore nel 1885, a quattordici anni emigrò negli USA e lavorò come minatore a Monongah. Il giorno prima della tragedia, da tempo stanco del lavoro in miniera, decise che sarebbe andato a cercare lavoro a Clarksburg.

La mattina dopo, mentre era in viaggio per Clarksburg, molti suoi amici persero la vita nelle esplosioni dei bracci n°6 e n°8 delle miniere di Monongah.

Francesco Saverio Alessio


Cover page reference: Monongah Mine Disaster: Topics in Chronicling America


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