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Francesco Scarcelli

Epopea di un disertore


Poesia dell'emigrazione

La fame e la miseria hanno deciso
la tua partenza per l'altro continente.
Un viaggio lungo assai, di pianto intriso.

Epopea di un disertore

Medaglie di cartone


Tessuto tradizionale florense: ozaturu
Preludio di guerra

(E' il 1914, l'Europa è già precipitata nell'inferno della guerra. Nei paesi dell'entroterra calabrese, tutto sembra scorrere come al solito. Presto gli eventi travolgeranno la vita di ognuno).


Donne capelli sciolti, straziate dal dolore
piangono i loro figli pronti per partire…
E' chiaro ai loro occhi e al loro cuore
che chi va in America per la madre va a morire.


I vicini si radunano per l'ultimo saluto
che ha il sapore amaro del cordoglio
a te che stai li a sentirli muto

"L'America ti darà lavoro e orgoglio!"

La fame e la miseria hanno deciso
la tua partenza per l'altro continente.



Un viaggio lungo assai, di pianto intriso.
Ammassata in terza classe tanta gente
con la disperazione scritta in viso
E il pensiero del ritorno fisso in mente.


Donna non piangere tuo figlio è fortunato
stai forte, non sperare che lui torni.
Presto capirai, stò viaggio lo ha salvato
dovran solo passare mesi o giorni.


L'Europa sarà piena di sgomento
tragico sudario della guerra
salpa tranquillo, è vita il bastimento
la morte è qui con noi rimasta a terra.
Restano in famiglia i "fortunati":
affronteranno una breve partenza.
A far pastori o a mietere si sono accordati
per i campi del crotonese o di Cosenza.

Partono sui carretti. Spensierati
cantano forte all'ora del tramonto.
Sani e robusti saranno richiamati
a rendere alla patria il loro conto.


Il sindaco (1) in pompa magna e la sua Giunta
spiegavano in un memorabile discorso
"per la gloria di tutti l'ora è giunta
nessuno sia ora preso dal rimorso!"


Salandra (2) è fatto cittadino d'onore
Con pergamena, onori, encomi scritti.
Il sindaco ha deciso: è un disonore
pensarla alla maniera di Giolitti. (3)
Si vedrà quel sindaco marciare con fervore,
quando gli italiani presero Gorizia,
per le strade del paese gonfio d'onore
non appena giungerà quella notizia.
Al seguito le madri col volto del dolore
sfileranno come angosciata milizia.


Duemilacinquecento giovanotti
partirono per la guerra dalla Sila (4)
avanti i cafoni, indietro i nobil-dotti
disposti rigorosamente in fila.

Come burattini al macero condotti

da quei folli che tirano le fila.


Domenico sa leggere la stampa
intuisce che il momento non è buono
mentre l'ignorante ancor tranquillo campa
non sente la guerra il gran risuono.


Ma pur sapendo, cosa potrebbe fare?
Questo è il corso che ha preso la storia!
Perciò, tacendo non vuol rivelare
tal prospettiva oscura anche a Vittoria.


(1) Domenico Lopez, tra la fine dell'800 e gli inizi del 900 fu per oltre vent'anni, più volte sindaco di San Giovanni in Fiore.

(2) Antonio Salandra. Esponente della destra conservatrice, interventista e Presidente del Consiglio al momento dell'entrata in guerra dell'Italia

(3) Giovanni Giolitti. Più volte Presidente del Consiglio, leader liberale e convinto avversare all'intervento dell'Italia in guerra.

(4) Nel 1915 il numero dei richiamati sangiovannesi fu il maggiore dei paesi di tutta la provincia (Consiglio Comunale del 27 Giugno 1915)


Tratto da: Epopea di un disertore - Medaglie di cartone; Francesco Scarcelli - Edizioni: Grafica Florens; San Giovanni in Fiore, ottobre 2003

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