Quando Gioacchino da Fiore trovò
l'imperatrice Costanza, che
aveva espresso il desiderio di confessarsi, in
chiesa, seduta sul trono, l'apostrofò dicendo:
"Giacchè io ora rappresento Cristo e tu la
Maddalena penitente, scendi dal trono,
inginocchiati e confessati con umiltà, altrimenti
non posso ascoltarti". L'Imperatrice scese, si
inginocchiò e, sotto gli occhi attoniti dei
presenti, confessò i suoi peccati, riconoscendo
nell'Abate l'autorità apostolica. E' quanto scrive
un testimone dell'accaduto, suo amanuense e biografo
Luca Campano, poi Vescovo e grande Architetto
( Duomo di Cosenza ). Se riusciamo ad immaginare
quale sconfinato potere possedesse un'Imperatrice
potremmo avere in parte la misura dell'uomo e della
stima da lui raggiunta.
Figlio di un notaio di Celico,
di famiglia ebraica convertita al cattolicesimo,
nato intorno al 1130, ricevette un educazione
prettamente latina e nonostante la Cosenza
normanna aveva poco a che vedere con i monaci
greci della Calabria
meridionale, studiò anche il greco.
In
abito eremitico, intorno
ai diciotto anni d'età (secondo
altri nel 1168 a circa 33 anni di
età), intraprese un lungo viaggio
in Oriente, passando
per Costantinopoli, attraversando la Siria e
soffermandosi in Palestina dove studiò
l'Aramaico per attingere ai Vangeli
originali. Sul Monte
Tabor trascorse una quaresima
in una grotta in completo digiuno ricevendo il
"dono della intelligenza". Di
questa capacità di digiunare scrive Luca
Campano:
[...] si nutriva solo di
pane e acqua, che assaggiava appena, mentre
giorno e notte scriveva o leggeva o pregava,
e quotidianamente celebrava la messa. Ebbe
da Dio quanto desiderava, come la forza di
astenersi dai cibi e dalle bevande; e più si
asteneva, più forte ed agile appariva. Fuori
dal monastero, mangiando insieme agli altri,
consumava con rendimento di grazie la
razione di cibo. [...]
Gioacchino
da Fiore visse e studiò per molti anni in
Medio Oriente: erano
lì le fonti della conoscenza, non solo
Spirituale, ma anche Scientifica e Filosofica.
I libri, le tecniche
costruttive, le tecniche idrauliche, e
dell'agricoltura, l'astronomia, la matematica.
Tutto veniva da quei luoghi, dalle Regioni,
dalle Civiltà all'intorno. Lì era avvenuta la
kénosis.
Dalla sponda sud del Mediterraneo.
Dai luoghi natali dell'Architettura
Mediterranea Gioacchino da Fiore importò molte
tecniche che insegnò al suo fidato amanuense Luca CAMPANO
probabile supervisore dello stesso
Archicenobio Florense insieme
a Fra'
Giuliano "Magister Artium" che proseguì la
costruzione successivamente
alla morte del Maestro.
Probabilmente
dopo il viaggio in Oriente
maturò un maggiore distacco dal mondo che lo
portò ad abbracciare l'ideale monastico, e man
mano salendo di gerarchia e di prestigio visse
in numerose abbazie cistercensi, da Santa
Maria della Sambucina, a Corazzo
dove, alla morte dell'abate Colombano, divenne
abate lui stesso, a Casamari
dove cominciò, esortato da Papa Lucio III, a
mettere per iscritto le sue idee.
L'apocalittica
in Gioacchino da Fiore: Simbolica dell'età
dello Spirito
Gioacchino
da Fiore nella sua vasta produzione
letteraria ha esplicato le sue idee e le
sue profezie; ricordiamo fra le opere la Concordia,
la
Expositio in Apocalypsim e il Psalterium
decem chordarum.
Partendo dal modello trinitario, egli
divideva la storia in tre epoche
fondamentali:
L'Età del Padre,
corrispondente all'Antico Testamento.
L'Età del Figlio,
rappresentata dal Nuovo Testamento che aveva
elevato gli uomini al ruolo di figli di Dio;
compresa tra l'avvento del Cristo ed il 1260.
L'Età
dello Spirito Santo, nella
quale raggiungendo la completa libertà predicata
dal messaggio cristiano gli uomini sarebbero
entrati in contatto diretto con Dio; solo in
questa Terza Età sarebbe stata possibile la vera
comprensione della parola di Dio.
Il
25 agosto del 1196 il Papa Celestino III
approvava la Regola Florense, e Gioacchino da
Fiore decide di fondare l'Archicenobio
dell'Ordine Florense, prima a Iure
Vetere e poi a Iure Nuovo.
La
fondazione dell'Abbazia
Florense
Presumibilmente
secondo molti studiosi, i lavori dell'Archicenobio
di San Giovanni in Fiore iniziarono nel 1202, su
direzione architettonica di Gioacchino. --In
quell'anno sfidando l'inverno silano attraversò un
valico di 1600 metri e si ammalò gravemente, fino
a che [...]
gli fu concesso di ardere del desiderio di
morte e, raggiunto
il vero sabato, di
affrettarsi come cervo alle sorgenti delle
acque. [...]
San
Giovanni in Fiore: centro
del Mediterraneo
Architettura
Florense
ARTE
FLORENSE
Abbazia Florense:
panoramica est
Fotografia:
Francesco Saverio Alessio, copyright
© 1987
...fino
a pochi anni fa, come nel Medio Evo, sul bordo sud
est dell'Abbazia erano gli orti e gli alberi di
noce, un sentiero e l'ACQUARU; tutti
segni di un passato cancellato per sempre da una
pavimentazione stradale tra l'altro fatta male.
[...]
tratto
da: Tutto quello che
non si deve fare in Architettura
( un caso storico: San Giovanni in Fiore) di
Francesco Saverio ALESSIO
Gioacchino
da Fiore - LINKS
Kènosis
Nell’Escatologia
di Gioacchino da Fiore,
riassunta in poche righe
dal suo Anonimo biografo,
il nuovo frutto dello
Spirito Santo partirà da
Fiore e sarà annunciato in
Nazareth, immediatamente
prima della massima
salvezza sulla Terra. La
massima salvezza sulla
terra non si realizzerà
quindi esclusivamente
grazie alla
kénosis
e al sacrificio del
Messia sulla croce,
o a quello che sarà
l’effetto antimetafisico
sulla storia del Dio che
si è fatto uomo, bensì per
via di un nuovo frutto
dello Spirito Santo,
ancora in “Fiore”,
che sarà distribuito
globalmente a partire dal
centro
del Mediterraneo,
dall’Altopiano
della Sila
e specificamente dalla
confluenza di due fiumi,
l’Arvo ed il Neto, cioè
dal centro mistico
chiamato Fiore,
ovvero Florens,
Flaraconio, Flos:
attualmente San
Giovanni in Fiore.
tratto
da: Per
una Ermeneutica del web.
Una Escatologia Florense
Contemporanea
- di Francesco Saverio
ALESSIO
Kènosis
[...]
L'uomo post moderno, se
assume fino in fondo la
condizione debole
dell'essere e
dell'esistenza, può
finalmente imparare a
convivere con sé stesso
e con la propria
finitezza, al
di là della residua
nostalgia per la fine di
ogni assolutezza della
metafisica. Accettare la
condizione
costitutivamente scissa,
instabile e plurale che è
propria del nostro essere,
destinato alla differenza,
alla transitorietà e alla
molteplicità, significa
essere in grado di
praticare attivamente la
solidarietà, la carità
e l'ironia.
L'uomo che distoglie la
sua attenzione
dall'oltremondo e la
rivolge a questo mondo e a
questo tempo (Saeculum
significa anche "questo
tempo presente") si
adopera per far valere gli
ideali del pluralismo e
della tolleranza ed evita
che una particolare
visione del mondo
s'imponga servendosi
dell'autorità che le è
attribuita. La "morte di
Dio" (un'espressione che
originariamente appartiene
a Lutero) oggi indica
l'icarnazione, la kénosis
(dal verbo kenóo,
rendo vuoto), con la quale
Paolo allude al "vuotarsi
di se stesso" compiuto dal
Verbo divino che
si è abbassato alla
condizione umana per
morire sulla croce.
Tutto questo ci spinge
verso una concezione meno
oggettiva e più
interpretativa della
rivelazione, vale a dire
verso una concezione
"dell'ultimo dio".
tratto
dalla INTRODUZIONE - Una
religione senza teisti e
ateisti - (pag. 23-24)
a
IL
FUTURO DELLA RELIGIONE -
Solidarietà, carità,
ironia
- Richard RORTY - Gianni
VATTIMO
a
cura di Santiago
ZABALA, edito
da GARZANTI,
2005
1°
Festival internazionale
della filosofia in Sila
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