Intervista a Zygmunt Bauman: la modernità produce immigrazione

Antonio Rossano

Zygmunt Bauman; foto tratta da L'Espresso

Zygmunt Bauman; foto tratta da L'Espresso



Guida alla cittadinanza per gli stranieri in Italia

Zygmunt Bauman, 88 anni, autore di “Danni Collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale”, è considerato una dei più autorevoli sociologi contemporanei. La sua vita è stata segnata dall’esilio: nel 1968, a seguito di una violenta campagna antisemita governativa (governo filosovietico polacco), Bauman si dimise dai suoi incarichi nel Partito Polacco dei Lavoratori e, come molti intellettuali suoi connazionali, fu costretto a lasciare il paese, rifugiandosi in Israele, rinunciando alla cittadinanza e perdendo la cattedra che nel frattempo aveva ottenuto all’Università di Varsavia. In Israele ha insegnato all’Università di Tel Aviv fino al 1971, quando si è trasferito in Inghilterra. Il sociologo ha tenuto una “lecture” pubblica al Teatro dal Verme a Milano, per la serie di incontri “Meet The Media Guru”. Abbiamo chiesto, in questa occasione, il suo parere sulla tragedia di Lampedusa e, più in generale, sul fenomeno dei migranti. Una analisi, dettagliata e lucida, nella quale non risparmia parole di dura condanna per i governi.

Professor Bauman, la tragedia di Lampedusa, con oltre 300 morti, è il simbolo di una società che non previene le catastrofi “prevedibili”, dove i poveri ed i disperati sono più facilmente vittime. Potrà cambiare qualcosa in futuro o queste persone resteranno abbandonate al loro destino?

Ho saputo che il vostro Presidente del Consiglio ed il Presidente della Commissione europea, Barroso, si sono recati a Lampedusa. È sicuramente una buona notizia… ma la situazione è molto complessa. Noi viviamo in una condizione che definisco di “diasporalizzazione”: i vostri nonni, i genitori dei vostri nonni sono migrati in massa, spesso in America Latina, perché essi non potevano sopravvivere qui. Adesso questo fenomeno continua, ma in altre direzioni: questa è l’unica differenza. La migrazione è un fenomeno che ha riguardato la “modernità” dalle sue origini ed è da essa imprescindibile. Perché la modernità produce “persone inutili”. Esistono due “industrie” della modernità che producono “persone inutili”: una è quella cosi detta della “costruzione dell’ordine”, dove ogni regola e sistema vengono costantemente rimpiazzati da nuovi sistemi e regole che producono esuberi, persone eccedenti. L’altra industria che produce “persone inutili” è quell’industria che noi chiamiamo “progresso economico” che consiste, fondamentalmente, nel ridurre costantemente la forza lavoro. E questo semplicemente produce persone inutili. E queste persone andranno dove c’è pane, promesse di pane e acqua potabile.

Sono gli ultimi "stranieri" dell'età globale?

Quando i migranti arrivavano cento anni fa in un paese europeo la politica nei loro confronti era chiamata “assimilazione”. Ricordo quando ero studente: i termini centrali dell’antropologia, all’epoca, erano assimilazione, accomodamento, adattamento. Il “problema” era che i migranti erano diversi, in maniera “irritante” dai nativi. E quindi si dovevano adattare, assimilare, accomodare per divenire tutti uguali a noi, con le nostre abitudini, la nostra civiltà. Il problema non era accettare o convivere con le differenze, il problema era sbarazzarsene. Lo straniero era imbarazzante perché distruggeva la chiarezza delle cose. Lo straniero è “strano”, un essere singolare e sconcertante… È una situazione di conflitto tutt’oggi ma le società, le città sono e saranno sempre più “miscelate” ed integrate.

E' possibile fermare le tragedie del mare?

Lampedusa è stato un evento tragico e di grave responsabilità perché si impedisce alle persone di entrare legalmente nel paese. Alla sua domanda, se questo processo, questa tragedia può essere fermato, posso rispondere che vi sono due circostanze positive. Una sono le proteste della gente, l’altra gli interessi dell’economia europea. Ci troviamo adesso di fronte ad un nuovo scenario. Secondo autorevoli studi demografici, l’Europa che è vicina ai 400 milioni di abitanti potrebbe nei prossimi cinquant’anni scendere a circa 240 milioni, una popolazione esigua che le impedirebbe di mantenere l’attuale livello di vita e di benessere. Secondo questi studi potrebbero entrare in Europa, nei prossimi 20-30 anni circa 30 milioni di stranieri. Le economie europee hanno bisogno di queste persone. Se in Inghilterra i clandestini venissero identificati ed espulsi, la maggior parte degli ospedali e degli alberghi chiuderebbe.

Antonio Rossano per L'Espresso


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