Immigrazione clandestina: avanti, c’è spazio per tutti, anche per i trafficanti russi, ucraini e nigeriani

Roberto Galullo

tratto da "L'inferno degli stagionali in Calabria", galleria fotografica sul sito di Medici senza Frontiere, © Livio Senigalliesi

Rosarno / Piana di Gioia Tauro (RC) - dicembre 2009
Nella foto alcuni immigrati hanno trovato rifugio per la notte in un silos.

tratto da "L'inferno degli stagionali in Calabria", galleria fotografica sul sito di Medici senza Frontiere, © Livio Senigalliesi


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Anche ieri, incessantemente, sono proseguiti gli sbarchi di clandestini lungo le coste calabresi. Una sciagura dopo l’altra, mentre ancora molti corpi restano nel barcone affondato a largo di Lampedusa in attesa di una degna sepoltura.

Le rotte maggiormente attive nelle tratte di persone e immigrazione clandestina sono quelle che prevedono il passaggio dal Medio Oriente (Libano-Turchia) verso la Grecia e da qui verso l’Italia e altri Paesi Europei, e l’altra che, partendo dai Paesi subsahariani e particolarmente dalla Nigeria, porta le vittime in Europa e in Italia, passando per il deserto del Niger e la Libia.

La Direzione nazionale antimafia – il cui ruolo di collegamento e impulso alle Procure distrettuali è sancito per legge – non ha dubbi nella lettura di quanti, da anni, speculano sulle spalle dei disperati che cercano rifugio fuori dalle aree di guerra, dittatura e povertà. Speculazioni che corrono dritte dritte sulle stesse rotte del traffico di stupefacenti e, vale la pena di aggiungere, anche di armi. Dall’Algeria al Marocco, scrive nel Rapporto Dna 2012 il sostituto procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano, i due grandi mercati in espansione sono narcotici e immigrazione clandestina e, nello sviluppo di entrambi, ha grande importanza la corruzione che si è sviluppata nelle strutture governative – incluse dogane e gendarmerie – anche a causa della caduta del potere di acquisto.

Oltretutto va tenuto conto che i maggiori controlli sullo Stretto di Gibilterra hanno determinato la ricerca di nuove vie nelle quali incanalare i traffici illeciti verso l’Europa, e in questo nuovo scenario l’Algeria assume un ruolo fondamentale.

«Le reti che usano l’Algeria come base per portare clandestini in Europa – scrive Sciacchitano a pagina 171del Rapporto Dna 2012 - sfruttano l’installazione nel Paese di organizzazioni criminali di tipo mafioso, costituite da cittadini subsahariani che contemporaneamente trafficano in persone e droga».

Una lettura che viene confermata anche dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) che ha appena spedito al Parlamento la relazione sul secondo semestre 202. «La transnazionalità del reato e gli enormi profitti che ne derivano inducono sempre più le organizzazioni criminali nordafricane a organizzare e gestire flussi di migranti provenienti principalmente da quelle aree – si legge a pagina 232 della relazione – ed è rilevante evidenziare che sebbene la direttrice di ingresso verso l’Italia sia la Sicilia recentemente sono stati registrati arrivi illegali dal Marocco e dalle aree limitrofe anche al confine italo-francese».

E’ una lettura che viene completamente condivisa da chi, come la sostituta procuratrice antimafia Anna Canepa, è la consigliera della Dna delegata a seguire la Liguria. «Il fenomeno dell’immigrazione clandestina, con le sue molteplici possibilità – afferma Canepa - assicura proventi illeciti derivanti dal favoreggiamento e dallo sfruttamento dei connazionali introdotti illegalmente, attività che si è intensificata ultimamente a seguito dell’anomalo flusso di immigrati clandestini e rifugiati politici provenienti dalla Libia, Tunisia e dall’area sub sahariana».

Altre operazioni, anche di carattere internazionale, hanno evidenziato come organizzazioni composte da soggetti ucraini e russi gestiscano il traffico di clandestini, provenienti da varie aree (soprattutto afghani, pakistani, cingalesi e bengalesi) controllando la tratta che dalla Turchia e dalla Grecia, giunge alle coste pugliesi e calabresi.

«In varie operazioni – afferma sempre nel Rapporto 2012 la sostituta procuratrice antimafia Diana de Martino - sono risultati ucraini gli “scafisti” delle imbarcazioni che trasportano, in condizioni inumane, soggetti di varie nazionalità».

Insomma, sembra esserci spazio per tutte le etnie nella tratta di persone, come si evince anche dalle riflessioni del sostituto procuratore della Dna Filippo Beatrice che, nello stesso Rapporto 2012, trattando della criminalità nigeriana, scrive che «il traffico di esseri umani rappresenta il primo collettore di ricavi illegali da destinare al più lucroso traffico degli stupefacenti. Nella tratta, collegata al racket della prostituzione ed allo sfruttamento della manodopera in nero, i sodalizi nigeriani hanno raggiunto elevati standard organizzativi e gestionali, curando interamente ogni fase, dal reclutamento in patria (ingaggio per debito) alla fornitura di documenti falsi per l’espatrio, dal trasferimento nei Paesi di arrivo per tappe successive, sino allo smistamento nei vari settori di impiego illecito. La maggior parte delle vittime proviene dagli Stati del sud (soprattutto Edo, ma anche Delta e Lagos), ed è di etnia Bini. Nel traffico i cittadini dello Stato di Edo monopolizzano la tratta verso i Paesi Schengen; gli Yoruba e gli Igbo, invece, preferiscono Gran Bretagna e Stati Uniti».

Roberto Galullo

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