Il Mezzogiorno ad una svolta?

I GIOVANI NUOVI PROTAGONISTI

Arte Mediterranea: ARTE FLORENSE :  Uomo con telefono; Giuseppe DE MARCO © 2003 Copyright

ARTE FLORENSE

Uomo con telefono

Giuseppe DE MARCO copyright © 2003


  Se le parole avessero rispondenza nella realtà, ne basterebbero poche per risolvere i problemi. Ma  in questo  tempo se ne “buttano” talmente tante che, pur  sprovveduto che sia, il semplice cittadino si accorge che c’è  un lacerante scrollo della politica dai reali problemi del Paese.

Del  tutto sempre di meno. Siamo al limite dell’oscurantismo economico. Solo il reddito fisso costituisce ricchezza per il potere. Ed il Paese è su questa strada, con questa classe politica.

Per Paese noi intendiamo anche e soprattutto il Sud.

All’inizio del secolo XX° una impressionante manifestazione della crisi  economica creò le condizioni perché si avviasse, come triste conseguenza,  una massiccia emigrazione transoceanica.

Si alleggerì la questione meridionale, si disse. Le rimesse degli emigranti apportarono una boccata d’ossigeno alla magre casse dello Stato. Ma non risolsero il problema. Anzi la “questione meridionale” divenne il problema per antonomasia.

-La Cassa per il Mezzogiorno…

…doveva essere il deus ex machina,  ma si sostanziò in lingotti d’oro per  molta gente senza scrupoli, uno spreco di pubblico denaro vergognoso che serviva a verniciare solo le croste dell’affresco invece di restaurarle. E fu così che gli interventi ebbero destinazione senza effetti propulsivi. Fu abolita la Cassa. Rimase il problema. Nacquero  problemi. Nuovi.

Meridione e Sicilia, fin quanto l’assistenzialismo statale ha elargito miliardi con tanta interessata benevolenza, tutto “ appariva” benessere reale, buono soltanto a pescare voti. Il paesaggio è desolatamente bello.

Infatti ancora oggi il Sud fa i conti con una situazione economica tra le più disastrate di tutto il Paese.  La disattenzione dei politici è generale, assoluta, vergognosamente assoluta, perenne. 

E la disoccupazione ne è l’eterno problema. Solo le parole, convertite in comode cifre, mettono un pietoso velo sull’ammalato grave. In pallido sole comincia a dar segni di risorgimento.

In questi ultimi tempi un segno di vitalità, di svolta, pare prendere consistenza anche se la gente mostra segni di stanchezza per le false, ormai anacronistiche ed improduttive promesse.

Sono soprattutto i giovani a cogliere questi piccoli segni perché da loro promanano... Hanno capito che ormai è inutile farsi attrarre da facili guadagni che, nel corso della vita, non approdano a nulla; negano il benessere, la stessa loro dignità. Quindi vogliono mettere in funzione il motore della loro intelligenza, della loro voglia di fare, per rinnovarsi, per mettere a frutto la loro  creatività progettuale.

-Contro lo statalismo

Soprattutto non vogliono delegare ad altri l’amministrazione della loro intelligenza, della loro cultura. Non vogliono offrirla, meno che mai, a questo Stato sprecone.

Per intanto, si allineano lungo i muretti dei giardini in attesa che un piccolo segnale scuota le coscienze, qualcuno dia un minimo segno di svolta per cancellare quel volto serio, consunto dalle preoccupazioni dell’incerto futuro e dalla possibile aggressione in un momento di debolezza e cedere alle tentazioni di facili guadagni.

La maggioranza dei giovani non crede più nello Stato, nei vari livelli delle istituzioni. Il malessere, quindi, a buon diritto, si scarica nei confronti della politica e sui politici per il loro grave, disimpegno generale verso i problemi più urgenti. E non parliamo della  nuova povertà.

Nel sud è d’antico tempo.

-Che fare?

Innanzitutto una politica seria e concreta del lavoro.

Ciò si può ottenere ridando credibilità alle istituzioni con atti e comportamenti coerenti tra gli impegni che si assumono e le cose che si realizzano.

“Il lavoro si crea non solo con il sostegno di un governo sempre presente ed attento, ma anche con gli interventi concreti delle Regioni, delle Province e dei Comuni: si deve creare dal basso una cultura d’impresa dei giovani.

E’ importante, nelle aree a rischio di criminalità, non abbassare il livello di guardia e mantenere un maggiore controllo del territorio garantendo, così, una sufficiente sicurezza agli imprenditori, agli operatori economici e commerciali che intendono investire nel Sud.

Solo una politica, quindi, diversa, seria e d’impegno costante, in grado di creare lavoro, sviluppo ed occupazione, potrà dare una risposta efficace.”

Una nuova concreta e diversa attenzione da parte delle Istituzioni che - al di là delle risoluzioni che verranno prese e delle decisioni politiche - devono volgere lo sguardo al sud.

Là vi sono tutte le premesse per un’affermazione che non sarà data da fatti emotivi ma da una catena che collega Nord e Centro alla gente del Sud e della Sicilia. Dalle Alpi a Monte Erice.

-Riconquistare la dignità

E’ in queste terre dimenticate che si accumulano storicamente record negativi; è proprio in queste rigogliose terre che bisogna trovare le soluzioni più pratiche ed idonee per una svolta economica, per il benessere,  per riconquistare la libertà a tutta questa gente che fino ad oggi ha sopportato con dignità ogni sfruttamento e sofferenza causata da gruppetti senza scrupoli e di malaffare.

Attuando semplici iniziative tra il pubblico ed il privato ( non occorrono opere faraoniche o cattedrali nel deserto di cui la Nazione è piena), il Sud potrà equilibrare le sorti dell’Italia e cancellare quasi due secoli di storia inutile. Da dimenticare e non essere più la solita pecora sgozzata. 

Giovanni VENEZIA

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La fuga dei laureati italiani all'estero è un fenomeno di cui spesso si discute senza l'appoggio di dati significativi. Analizzando i flussi di laureati italiani che vanno all'estero il fenomeno appare drammatico e in crescita. Mentre all'inizio degli anni 90 meno dello 1% dei nuovi laureati emigrava all'estero, alla fine degli anni 90 circa il 4% dei nuovi laureati lascia l'italia. [...]la percentuale di laureati che lascia il paese e’ quindi quadruplicata tra il 1990 e il 1999
FONTE: "How Large is the Brain Drain from Italy?" (Becker, Ichino and Peri 2002)

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