Immigrazione: Per gli immigrati, non perdiamo la testa

di Salvatore Cosentino per Giannella Channel

Alla stazione di Wolfsburg, in Germania, un treno scarica uomini venuti dal Sud in cerca di un lavoroWolfsburg, Germania, un treno scarica uomini venuti dal Sud in cerca di un lavoro


Guida alla cittadinanza per gli stranieri in Italia

Emigrazione: siamo al panico. Come nel caso degli incendi nei locali pubblici dove si muore appunto per panico nell’ansia di sfuggire alle fiamme. La politica di taluni finalmente trova la colpa più eloquente per addossarla agli avversari. E intanto i problemi non si risolvono. La scienza delle Relazioni pubbliche ci suggerisce qualche sistema utile e modelli da imitare. (Ne parlai con umiltà in un libretto “La scienza delle relazioni pubbliche e l’emigrazione”; Bonfirraro ed.).

Il public relation manager, dunque, che cosa farebbe per affrontare il problema secondo le teorie esposte?

Facciamo un esempio: dividere, anzitutto, la grande massa del pubblico emigrato, individuando tutti i pubblici che lo compongo. Per nazionalità, per affinità, per razza, per religione, per età, per stato civile, per tendenze, per aspirazioni, per vocazione, per carattere linguistico e culturale. Con particolare attenzione al pubblico speciale: donne, vecchi, bambini e disabili.

Lo stato di salute del singolo. La provenienza e le situazioni familiari. Le vocazioni lavorative.

Insomma con una creazione di pubblici e sottopubblici, la più ricca possibile, al fine di conoscere tutti i caratteri e le diversità, per provvedere al meglio lo sviluppo e la sistemazione.

L’impatto disordinato con la massa eterogenea porta soltanto alla confusione. Mentre una razionale analisi per categoria è indispensabile, magari con la collaborazione degli interessati stessi (si dice che l’ammalato, come prima cosa, deve credere nella guarigione e poi deve avere fiducia nel medico e nelle cure per guarire).

Sono stati riportati molti episodi di successo, non escluso il fatto sconvolgente determinato dal crollo del “muro di Berlino”, quando milioni di tedeschi dilagarono per la Germania, in uno stato non meno felice degli emigrati odierni del nord Africa.

Il progetto ebbe successo anche per merito di una grande organizzazione computerizzata.

Le Relazioni pubbliche, inoltre, risolsero la diversità di intenti, subito dopo la guerra, fra americani, tedeschi e gli altri occupanti, perchè la Russia era dietro la porta.

Mai come allora questa scienza produsse tanta considerazione umana fra pubblici diversi.

Dopo questo studio condotto da alcune università, prima tra tutte quella di Francoforte, l’amministrazione tedesca fu in grado di sapere persino, ad esempio, quanta pasta consumassero gli emigrati e a quanto ammontassero i marchi rimessi nei paesi di origine. Fu studiato anche un sistema di contenimento dei rifiuti solidi urbani. A Sindelfingen (Stoccarda), città dell’industria automobilistica della Mercedes, fu creata la stampa di un settimanale (Palete) in diverse lingue. E così via, col motto di organizzare per conoscere i singoli pubblici, capire e provvedere di conseguenza.

I tedeschi non si fecero prendere dal panico e, con l’organizzazione dei vari pubblici, riuscirono a bloccare il fenomeno, non meno disastroso, dell’attuale migrazione dei popoli africani.

Questa scienza, purtroppo, non ha avuto fortuna nelle scuole italiane, mentre negli Stati Uniti, da tempo, crea professionisti di successo. E non tecnici di convenevoli aziendali e di vuoti “pierre” come è avvenuto da noi. Dunque cerchiamo di non perdere la testa perché si tratta di una crisi contenibile.

di Salvatore Cosentino per Giannella Channel

salvatore cosentino

Salvatore Cosentino vive a Mirabella Imbaccari (Catania). Ha diretto, dal 1976 al 1979, la Scuola di Scienze sociali presso l’Istituto di Sociologia di Caltagirone. Nel 1979 istituì, presso questo Istituto, la cattedra di “Scienza delle Relazioni pubbliche” (la prima in Italia), secondo il metodo della scuola americana a indirizzo pragmatista, pubblicando due testi didattici. Ha tenuto seminari di “Sociologia dell’emigrazione” presso l’Istituto di Antropologia culturale ed Etnologia europea dell’università di Francoforte (Germania) nel 1986. Ha collaborato, per l’economia siciliana, col Giornale diretto da Indro Montanelli, con il Corriere della Sera, con La Sicilia di Catania e con l’Enciclopedia Italiana Treccani. Tra i suoi 19 libri su vari argomenti, ricordiamo “Il giallo della benzina solida”, storia di un brevetto maledetto fiorito nella mente di un inventore siciliano (la recensione di Salvatore Giannella è a questo link).

 

LEGGE SULL’IMMIGRAZIONE

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