« Lettera aperta »


Ginevra, 11 dicembre 2006


Preg.ma
Annarita PAGLIARO
Presidente
Commissione « Politiche Sociali »
San Giovanni in Fiore

Preg.ma Presidente,

Grazie del Vs. e-mail concernente il Regolamento della nostra Consulta.

In risposta alla Vs. richiesta, a titolo unicamente personale come emigrato, poiché le Delegazioni dell’Associazione HERITAGE CALABRIA sono autonome, vorrei proporre quanto segue :

Fermo restando che le parole usate dalla Presidente Franca Migliarese Caputi, nella prefazione, sono ammirevoli e gli emigrati e non-emigrati sangiovannesi penso siano sensibili a tali sentimenti espressi con riguardo e rispetto per i cittadini tutti, sono convinto che il proposto Regolamento vada rivisto in un senso più vasto ed appropriato.

Mi spiego : affinché quanto sta a cuore a tutti noi di vedere gli emigrati sangiovannesi d’Italia e dell’estero uniti spiritualmente e materialmente ai sangiovannesi di Calabria, la Consulta deve essere regolamentata in modo da rappresentare uno strumento permanente per individuare, contattare, censire, valorizzare la « risorsa » emigrazione pensando al territorio, ai beni culturali, ai progetti artigiani ed alimentari, alle realizzazioni imprenditoriali, ai talenti intellettuali di San Giovanni in Fiore.

Questo deve essere fatto sia all’interno del territorio che nelle città di residenza degli emigrati in Italia e all’estero, in maniera da attrarre dall’esterno all’interno gli stessi elementi di lavoro, d’impegno e di successo.

Insomma lavorare ora insieme per il bene di tutti.

Stabilire quindi, nel Regolamento, un « Comitato Esecutivo » composto da emigrati sangiovannesi in Italia e all’estero, presieduto da uno di essi, ma con la presenza di un rappresentante del Sindaco e dell’Amministrazione Provinciale / Regionale in modo da poter lavorare per proporre, proporre per progettare.


La Consulta non potrà che apprezzare il lavoro fatto e contribuire in un libero dibattito, alla realizzazione dei progetti.

Tutto questo concretamente e senza perdere tempo in discussioni o decisioni sterili di tipo « politico » o « partitico-clientelare ».

Ecco, perché la presenza nella Consulta di rapprensentati di Istituzioni morali non politiche (Università, Studi Gioachimiti, Istituti, etc.) non potrà che permettere al Consiglio della Consulta di fare un lavoro migliore e più costruttivo.

Non si può sperare di intraprendere un lavoro sano e profittevole in una Consulta che prevede 3 emigrati delle Associazioni, 3 emigrati eletti all’estero e un’assemblea annuale al Polifunzionale o alla Festa della Castagna.

E i sangiovannesi emigrati in Italia ?
E gli emigrati che desiderano tornare in Calabria ? I loro problemi ?
E i Calabresi - sangiovannesi che non desiderano più emigrare ?
E la Società Civile ?
E il Difensore Civico ? La Sanità ? Le Scuole ? La disoccupazione ?

Come salvaguardare i cervelli attualmente in « fuga » dal territorio ?

Questi interrogativi mi affligono da anni e penso affligono tutti gli emigrati e dovrebbero affligere tutti i cittadini sangiovannesi non rassegnati.

La Consulta deve essere un’opportunità per risolvere, se non tutti, almeno una buona parte dei problemi esistenti, ma deve essere sopratutto la Consulta degli Emigrati, regolamentata in maniera equa, compatibile e giusta, impegnando tutti, per poter essere efficace !

Pensateci.

Con fraterna simpatia.
François-Xavier Nicoletti

La Voce di Fiore, sabato 15 gennaio 2005

La verità sulla Consulta: era stata occultata nello statuto comunale

Per ricostruire esattamente la vicenda, basta andare alla vecchia versione dell’articolo 33 dello Statuto, laddove è prescritto: “Il comune riconosce, come forma di partecipazione, la consultazione dei cittadini che può avvenire nelle forme e secondo le modalità previste dai regolamenti comunali in materia”. Non c’è più altro. La dottrina giuridica, da Berti a Barbera, da Carli a Picchi, da Sorrentino a Prisco, in presenza di formule con cui si riconosce qualcosa, specifica che il riconoscimento è una presa d’atto e, dunque, ciò che è riconosciuto esiste a prescindere dalla volontà pubblica. Nell’espressione “il comune riconosce (...) la consultazione dei cittadini”, c’è precisamente quanto s’è appena detto. A seguire, la disposizione “(...) che può avvenire nelle forme e secondo le modalità previste dai regolamenti comunali in materia” prescrive un obbligo, già disciplinato o di futura definizione. In sintesi, ciò non significa che, sul piano politico, viene dato un peso alla componente degli emigrati. Sul piano tecnico, poi, la stessa è espressamente taciuta. Il nuovo articolo 33, al numero 3, recita: “La consulta ha il fine di offrire agli emigranti la possibilità di partecipazione diretta ed attiva alle linee di sviluppo del paese e nello stesso tempo di mantenere forti i legami con la propria storia e tradizioni”. Soprattutto, in apertura, è scritto dell’istituzione della consulta degli emigrati. A parte l’errore di genere, “emigranti” al posto di “emigrati”, il cambiamento, rispetto al precedente articolo 33, è significativo e indicativo di responsabilità. Non si capisce perché solo dopo tre anni si sia arrivati a questa modifica. Non si capisce perché parte dell’opposizione s’è vista lungamente impotente, in quanto convinta che per cambiare lo statuto si dovesse aspettare il prossimo verdetto elettorale. Non si capisce perché non c’è stato un seguito, sulla Consulta, rispetto a quanto sollevato nei seguenti articoli sul Crotonese: Storie mai scritte d’emigrazione, 30 novembre-3 dicembre 2001, n. 95, pag. 26 e 27, Consulta per l’emigrazione. L’incompiuta che fa rabbia, 3-6 maggio 2002, n. 34, pag. 26, Negare l’emigrazione non basta a rimuovere palesi responsabilità, 20-23 settembre 2002, n. 73, pag. 22, È mancato il coraggio della realtà, 5-7 novembre 2002, n. 86, pag. 17. In questi articoli, è tenuta aperta la questione della consulta ed è riportata tutta la protesta degli emigrati. In questi articoli sono poste delle domande che non hanno mai trovato risposta da parte dei rappresentanti politici.

San Giovanni in Fiore - Il Filosofo Gianni Vattimo con Emiliano Morrone Direttore de "La Voce di Fiore"

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