Emigrazione e Poesia - Nino Sassi GIOVENALE

PAGINE - note sull'emigrazione a Zurigo - Svizzera

Arte Mediterranea: Arte Florense: Valigia di cartone Giuseppe DE MARCO © copyright 2003

 

 

 

 

--Valigia di cartone

--Giuseppe DE MARCO

 

La valigia vecchia

     legata con lo spago

     ha preso il treno

     per andare a nord...

Nino Sassi GIOVENALE

 

--[..] In altri termini vorrei ricominciare, dopo gli anni del lavoro, a pubblicare...

--I racconti dell’emigrazione, quello che siamo stati, le strade e le piazze che ci hanno visto crescere, diventare uomini.

--[..] In bocca al lupo per la sua "emigrazione" in Belgio ricordando una poesia di speranza del poeta turco Hzzim Hikmet:

-"Il più bello di tutti i mari è quello dove non si è andati.

--Il più bello di tutti i bambini deve ancora crescere.

--I più belli di tutti i nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti".

 

    NINO SASSI GIOVENALE

    Pagine

    --Basso di statura, robusto, i capelli di un castano chiaro, leggermente brizzolati, don Arnaldo è, negli anni sessanta e settanta, il responsabile della Missione Cattolica Italiana di Zurigo.
    --Se vivi in terra straniera, in un luogo di missione, il campanile, la chiesa, diventano il porto dove attraccare la barca quando non sai dove andare. Grazie a don Arnaldo l’integrazione a Zurigo fu rapidissima e in breve tornai a vivere i miei anni.

    --Certo sarebbe bello raccontare di noi, del gruppo di giovani che cresceva velocemente intorno alla missione, descrivere i problemi, gli amori, i sentimenti, gli ideali, la strada che ognuno avrebbe preso.
    --Essere cattolici, negli anni sessanta a Zurigo, in terra protestante. Vivere la propria identità e cercare negli altri, in cio che è diverso da te, il meglio.

    --Dire: ti amo era facile a Zurigo.

    --Amare gli alberi, il tram che sferraglia, gioioso, sotto casa, le anatre del lago, il freddo, la neve che cade abbondante, la luce dei lampioni che illumina la notte,
    Uscire e mescolarsi tra la folla…quando torna primavera…

    --Trovai un lavoro come apprendista alla Shoeller und Co, un lanificio tra i più grandi d’Europa, situato sulla Hartumstr, alla periferia nord della città dove la Limat, il fiume, si allarga in un’ampia ansa.
    --Un complesso di grandi dimensioni costituito da più edifici dalle caratteristiche omogenee.
    Intorno all’opificio, appoggiate alla collina, le case per i dipendenti, una vera e propria cittadella. Gli stipendi erano, rispetto ad altre aziende, bassi ma godevi della casa e dei servizi presenti nella cittadella. Poco distante, proseguendo la Hartumstrasse, i campi sportivi e lo stadio del Grassoper la squadra di calcio più importante della Svizzera.
    --All’inizio fui utilizzato come apprendista nella tintoria, un’impianto con numerose vasche per il lavaggio e la tintura a caldo delle lane. Affiancavo un operaio italiano originario delle puglie. Non era difficile.
    --Non riesco, adesso, a ricostruire il ciclo produttivo.
    --Il lavaggio delle matasse di lana cardata avveniva in grandi vasche. La lana immersa nell’acqua calda veniva ripulita con l’immissione di acido prima di procedere alla tintura.
    --Terminato il periodo di ambientamento e prova venni trasferito nel reparto filatura con compiti di assistenza. Un reparto composto da donne di origine greca e turca, un misto di lingue che non mi impedì di comunicare e svolgere il mio lavoro.
    Kalimera…Kalispera... Furono le donne ad insegnarmi il mestiere. Il lavoro prevedeva la turnazione, 15 giorni al mattino, dalle 5 alle 14 e 15 giorni fino a sera, dalle 14 alle 23.
    --Avevo acquistato una bicicletta usata e con quella raggiungevo la fabbrica con ogni tempo e in ogni stagione. Il 1966 fu un inverno molto rigido. Una mattina, intorno alle 4 e 30, sotto casa il barometro della farmacia segnava - 21 gradi. Non avevo freddo e con la mia bicicletta raggiunsi, come sempre, la fabbrica che si trovava all’altro capo della città. C’era la neve.
    --Preferivo il turno del mattino che mi consentiva di frequentare la missione mentre quello della sera di studiare, disegnare, leggere.
    --Ero indipendente e progettavo di riprendere gli studi.
    --Grazie alla Missione Cattolica sono anni belli. C’è il rammarico per gli studi ma torno a vivere i miei anni, a progettare, ad avere fiducia. La Missione diventa il mio ambiente, la nuova famiglia....
    --Entro in un gruppo che si stava formando composto da giovani donne che sono ancora nel cuore e nella mente. Avevamo poco più o meno di 16 anni. Fu grazie alle ragazze che il gruppo potè cementarsi. Divenimmo inseparabili.
    --Quindi gli altri, quelli arrivati in Missione prima di noi. Giovani appena più grandi. Veneti, Friulani, Lombardi, Svizzeri del Canton Ticino.
    --Le immagini si sovrappongono e portano la gioia degli incontri, le gite; di quella volta che insieme, andammo sull’Uetliberg. Uetli è’ il punto più alto e panoramico di Zurigo. Prendemmo, a Selnau, il treno di montagna con la guida a gramaglia che scatta e consente di salire fin quasi la vetta posta intorno ai ‘900 metri. Il succedersi dei boschi, il lago che si apre lentamente e, arrivati in cima la terrazza panoramica: la vista dei monti che circondano Zurigo e veloci corrono verso la vicina Germania.
    Adriana, la più giovane del gruppo, era alle prime uscite. Parlava un italiano stentato. Era dolce Adriana.
    --Tornammo a piedi, all’imbrunire, lungo un sentiero sconnesso, ripido che attraversava veloce i boschi fino alle prime case e alla stazione di Selnau. Eravamo felici. Il pranzo al sacco, il girovagare sulla cresta dell’Uetliberg, i giochi, i profumi e gli odori di un giorno d’estate.
    Ogni anno la Missione organizzava un pellegrinaggio ad Einsiedeln, al Santuario di N.S. degli eremiti, la miracolosa Vergine nera.
    --Il Santuario della Madonna nera di Einsiedeln ha una storia che merita un breve cenno. Intere comunità, seguendo i deliberati della assemblee cittadine, passavano alla Riforma e le principali cattedrali mariane presenti nella Svizzera vennero occupate dai protestanti che avevano in Zwingli, a Zurigo e in Calvino a Ginevra i loro massimi esponenti (siamo nel 1500). Il passaggio alla Riforma comportò la distruzione degli altari e delle immagini sacre; un periodo buio che mise in forse la sopravvivenza del cattolicesimo.. Nonostante la forza dei riformisti, i cattolici riuscirono a difendere alcune posizioni e a stabilire la propria egemonia in Canton Ticino. Durante la riforma protestante l’Abazia benedettina di Einsiedeln, fondata al termine del primo millennio, rappresentò in Europa un baluardo della cattolicità.
    --Ho brevemente tratteggiato un periodo della storia della Svizzera per dare significato al nostro essere cattolici a Zurigo.
    --Al mattino passavo il tempo a leggere e a studiare. Matematica, fisica; i libri di lettere e filosofia scelti senza una guida, ……. il disegno, i pastelli… ero bravo.
    --La passione per il disegno non era una novità ma una dote emersa sui banchi di scuola. Ed ero bravo, di gran lunga il migliore.
    --A Zurigo uscivo di casa con le matite, i fogli, i pastelli e il carboncino per ritrarre i fiori, le foglie, i paesaggi, la bottega del fruttivendolo, gli alberi e i viali del Rieter Museum. Ero in grado di rifare, a carboncino, a matita, con i pastelli i dipinti di artisti famosi e, spesso correvo fino al Kunsthaus, il Museo, per visitare le sale, studiare la luce, le armonie..., i colori, le ombre... nei quadri.
    --Ero affascinato dal mondo della fisica, dallo studio dell’infinitamente piccolo cioè alla teoria quantistica, la base ultima sulla quale si regge l’intero universo microscopico delle particelle e, indirettamente, a tutto quanto noi possiamo vedere, udire, toccare. In tutto questo ritrovavo facilmente Dio.
    --Studiare per comprendere l’armonia della natura e il mistero della vita.
    --Studiare e comprendere le leggi che regolano l’universo minimo significava, pensavo, comprendere l’universo stesso di cui siamo una infinitesima parte. Andare oltre la dimensione osservabile e indagare.
    --Giorno dopo giorno elaboravo il mio futuro quello che volevo fare, che avrei fatto
    --Come fare?!


    --Discutevo di futuro con Riccardo che voleva studiare medicina ma non aveva ne i mezzi ne gli studi per iscriversi all’università.
    --Era difficile per noi, a quei tempi, giovani immigrati senza appoggi immaginare il futuro. La città offriva molte opportunità di lavoro non strutturato. Al mattino potevi portare i giornali di casa in casa ed eri subito libero. Potevi, saltuariamente, trovare impiego alle poste o alla stazione centrale; fare il benzinaio, il fornaio.
    --Esisteva tutta una serie di lavori che, con un po di fortuna, ti permettevano di guadagnare per vivere e di trovare il tempo per studiare.
    --Riccardo che aveva frequentato le scuole a Zurigo parlava perfettamente il dialetto zurighese diversamente da me che cominciavo ad esprimermi ma avevo bisogno di tempo. Studiavo il tedesco ma non bastava ed avevo fretta.
    --Potevo scendere in Canton Ticino ma dove?! Un bel problema!
    --Ne parlavo con Riccardo che era più giovane di me ed ascoltava.
    --Continuavo ad uscire con Marisa e le altre. --Marisa poteva aiutarmi con la lingua ma non ero pronto per un rapporto profondo che ti cambia la vita. Marisa mi voleva bene, mi avrebbe aiutato, consigliato, sposato la mia causa.
    --Potevo farlo, potevo imbrigliare nei miei progetti la vita di un’altra persona?!
    --Non potevo.
    --Il percorso era duro e lungo. …………. una scala, ripida, che saliva fino ad una porta. Aprire quella porta era l’obbiettivo che volevo raggiungere , gradino dopo gradino, verso il futuro immaginato, lungamente sognato, scelto.
    --Arrivò Natale e poi capodanno. Le Barizzi organizzarono una festa nella loro casa, un villino posto in cima allo Zollikerberg, una località situata alla periferia a sud- est di Zurigo.
    --Da Bellvueplatz, uno dei più importanti nodi stradali, sulla sponda destra della Limat dove il fiume defluisce dal lago, si prende il tram che porta a Rehalp e da lì, proseguendo lungo la Frochstr., passando per Waldburg, si sale fino all’abitato di Zollikerberg.
    --Eugenio, Nicolino, Riccardo…. Marisa, Giovanna, Adriana, Maria Silvia, Iris, Rosenmary. C’era anche Ornella che, solitamente non faceva parte del nostro gruppo.
    --I genitori di Adriana e di Marisa nel salotto e noi nello scantinato trasformato in sala da ballo. Ricordo la musica, Adriana che cercava le canzoni di Adamo, l’allegria, i giochi in attesa della mezzanotte.

    --La neve era caduta abbondante. A mezzanotte le ragazze decisero di uscire per una passeggiata nel bosco. Il padre di Adriana mi prese da parte e mi disse: “mi raccomando, che non accada nulla” e mi affidò sua figlia.
    --Tornammo, io e gli altri giovani, a Zurigo a piedi …attraverso il bosco ….

    Zollikerberg

    --E a te che penso /lungo la strada che scende,/ fredda, / attraverso il bosco, /
    le luci della notte. / Le cose che ho, / che non ho, / che vorrei avere per dare/
    L’amore che cerco, / che non ho, / che vorrei avere per amare / Dire: “ti amo”/
    a te che ascolti.. / E’ solo illusione / il sogno che ho fatto / lungo la strada

    --Sto per lasciare Zurigo. E’ una scelta ragionata se scelta si può chiamare quella di uno che non ha nulla per scegliere tranne i suoi anni.

    --I poveri non possono scegliere il liceo, i saperi, progettare l’università e seguire le proprie vocazioni I poveri, quelli del mio tempo, speravano nel lavoro subito.

    --All’inizio del 1967 lascio la Scoeller und co ma resto a Zurigo fino ai primi di maggio. Libero da impegni passo mesi bellissimi. Amavo mescolarmi tra i giovani che trovavi. sempre numerosi, in riva alla Limat in prossimità di Belvue; un crocivia di lingue che erano musica. Ero vivo e felice di esserci.

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Nino Sassi GIOVENALE

Nino Sassi GIOVENALE - Cenni Biografici

--Giovenale Nino Sassi è nato il 18 marzo del 1947 nell’antica città medioevale di Spoleto “dove il sole filtra tra i tetti disegnando triangoli di poesia”.Di famiglia popolana vive, fino all’età di sei anni nella “ vecchia casa ad angolo sul mondo” con la madre Maria Luisa, la sorella Luciana ed il padre Sesto, combattente partigiano (il partigiano Luciano) che muore per mali contratti durante la guerra.

--Dopo la morte prematura del padre si trasferisce a Roma dagli zii Giulia e Giovenale Nino Riccardi. Cresce alla “scuola” dello zio, uomo di grande creatività che troviamo nel ristretto gruppo di lavoro del regista Alessandro Blasetti. “La cena delle beffe, Salvator Rosa, La corona di ferro, Luisa Sanfelice, Casta Diva, Salomè …” alcune delle produzioni. Il giovane Nino cresce nel mondo dello zio fatto di racconti e personaggi che si aprono alla memoria.

--All’età di dieci anni la madre, trasferitasi a Zurigo colloca Nino nei collegi salesiani di Trevi e di Terni. --Per le ristrettezze economiche lascia la scuola e, costretto a cercare un lavoro raggiunge la madre: “la valigia vecchia legata con lo spago ha preso il treno per andare a Nord”. A Zurigo lavora, studia, frequenta la Missione Cattolica Italiana e gioca al calcio.

--Nel 1967 rientrato in Italia frequenta la scuola per sottufficiali dell’Esercito italiano di Viterbo. Al termine del corso svolge la funzione di istruttore degli A.U.C. nella Scuola Allievi Ufficiali delle Trasmissioni - Cecchignola - Roma. In questo periodo tenta di completare gli studi liceali. Presenta come privatista la maturità.

--Terminato il servizio militare per finanziare gli studi rientra a Zurigo ma a causa della campagna contro l’inforestieramento promossa in Svizzera è costretto - ma è un momento fortunato della sua vita - a stabilirsi a Luino, sul Lago Maggiore, trovando un impiego oltre confine come lavoratore frontaliero.

--La Sua sensibilità lo porta ad impegnarsi nella FILEF, Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie fondata dal grande scrittore Carlo Levi e da Paolo Cinanni, il giovane calebrese allievo di Cesare Pavese, con cui stabilisce una particolare amicizia: Insieme ad altri si adopera per la tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori italiani emigrati in Svizzera e in particolare del mondo frontaliero. Anche da questa esperienza trae l'ispirazione per le sue poesie.

--Nel 1974 pubblica la raccolta di poesie “Emigrante” che nel 1975 viene edita dalla Regione Umbria nel n 4 dei “Quaderni”.

--Nel 1976 rientra in Italia, svolge la funzione di Docente nei corsi di formazione professionale. E’ responsabile territoriale, lungo gli anni ottanta e all'inizio degli anni '90, della Programmazione e dell’attuazione dei progetti formativi, della Promozione Economica e dei Progetti a Contributo Comunitario. --Conclude la carriera lavorativa in un ente locale.

--Ama profondamente la Svizzera, Zurigo e il Canton Ticino.

 

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Cultura mediterranea - Breve biografia di Gioacchino da Fiore

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