San Giovanni in Fiore: un punto di vista, da una indagine sul campo, sull'occupazione del Comune febbraio/marzo 2004

Note sul Reddito Minimo di Inserimento Sociale

Arte mediterranea: ARTE FLORENSE: Paesaggio Florense;  Gerardo CIVENTI olio e acrilico su tela 30x50 Collezione ALESSIO © 2003 Copyright

Paesaggio Florense

Gerardo CIVENTI

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SAN GIOVANNI IN FIORE - Il 28 febbraio, è morto un operaio del Fondo sollievo. Giovane, con famiglia numerosa, non é giusto. In questi casi, si raccoglie qualche riflessione, parola di cordoglio, si pensa alle contraddizioni della vita, alle sue facce, due.

Da poco, una sessantina di ex del reddito minimo presidiano l'ingresso del municipio, notte e giorno.

Dal primo marzo in avanti il blocco dell'attività amministrativa per via della dimostrazione.

Il sindaco Succurro tiene duro e libera il campo da equivoci. Tenta di creare degli equilibri, parla coi disoccupati e con la stampa. Invita alla calma e spiega, con franchezza, che il Comune non può accettare liste né dare posti di lavoro.

I manifestanti aspettano notizie, mentre l'onorevole Mario Oliverio, candidato alla presidenza della Provincia cosentina, boicotta il governo, da Sila tv, accusa Berlusconi, incita a moltiplicare la protesta.

Da luglio dell'anno scorso, i mille e più destinatari del sussidio non lo prendono: la sperimentazione è terminata "L'errore di alcuni amministratori locali è stato d'averla fatta passare come diritto acquisito"- ci dice la senatrice Grazia Sestini, sottosegretario.

A San Giovanni in Fiore, diciottomila abitanti, ha dato pessimi risultati, secondo un rapporto del Ministero dei Welfare.

Molti, in città, contestano il numero elevato dei beneficiari; diversi, secondo voci diffuse in buone condizioni economiche.

L'amministrazione dice che i criteri per l'assegnazione sono stati pienamente rispettati.

In città si racconta di matrimoni saltati per finta, ritorni dall'estero, lavoro nero, legati alla vicenda del reddito minimo.

E si scaldano gli ambienti tirando in mezzo speculazioni di politici del Comune, che avrebbero dato garanzie, rispetto all'aiuto in questione in cambio di voti e favori nelle proprie campagne.

Si parla, addirittura, di interessi delle banche e corruzione dei funzionari pubblici, che avrebbero chiuso un occhio per la metà della somma corrisposta mensilmente.

Alcuni osservano che le piccole imprese hanno calato i bandoni, pur di tirare con, l'assegno di Stato.

Di fatto, San Giovanni in Fiore dopo gli anni di prova, ha perduto in termini di capacità commerciale economica, culturale; in termini potenziali.

II malessere - e il malcontento - ha prodotto reazioni vandaliche e organizzazione criminale, disperazione e ripiego nell'alcol e nell'eroina.

Chi ha veramente sbagliato?

Oggi, con la moneta unica, la crisi è spaventosa, anche al Sud. Se ad Arezzo stanno per chiudere molte aziende dell'oro, a San Giovanni in Fiore, tante famiglie, coniugi e figli campano con seicento euro al mese. Senza contributi spesso, né assicurazione.

Ma il sistema è tale che dei lavoratori giocano con la disoccupazione per racimolare il possibile, licenziandosi facendosi riassumere.

II sistema è tale che altri firmano buste paga gonfiate e s'accontentano di poco, pur d'avere uno stipendio.

L'Ufficio del lavoro è pieno di pratiche e carte, senza un registro per le categorie protette. Non è in rete dunque brancola.

In Municipio sono un centinaio i dipendenti, con cinque dirigenti, per il recente pensionamento del capo di ragioneria. I vari settori sono strutturati senza connessioni funzionali del personale.

Ovviamente, tutto va, secondo un vecchio schema della P.A., in cui non si paga per gli errori o le inadempienze.

L'ipotesi del difensore civico è stata scartata subito e senza discussioni.

Riguardo al reddito minimo, l’Amministrazione ha chiamato in causa la Guardia di Finanza, precisando che le verifiche di merito spettano agli organi competenti.

L’opposizione in consiglio comunale sostiene che se il reddito minimo fosse stato concesso solo ai bisognosi, questi non sarebbero in difficoltà, adesso.

Ci sono, poi, i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, poco meno di cento.

Esistono quelli del Fondo sollievo, settecentocinquanta, nel complesso.

La città conta circa cinquecento esercizi di vendita, a cui corrispondono, più o meno, ottocento occupati. Molte volte, si tratta di personale sottopagato, utilizzato, peraltro, per compiti extra.

Levando bambini, studenti ed anziani, il quadro su attività e produzione è chiarissimo.

Ci sono muratori con assicurazioni parziali, commesse che percepiscono una specie di regalino, più che un salario, trecento euro al mese. Tutto nero, sempre nero.

Dei supermercati si dice uguale: i datori di lavoro se la caverebbero trattenendo il 50% del mensile dato al dipendente.

Gli alberghi nasconderebbero gli incassi.

Vari politici del luogo hanno tratto vantaggi dal reddito minimo, prendendosi i meriti dell'operazione e sputando addosso ai manifestanti, per tenersi buona l'opinione pubblica, ritenuti rozzi, violenti e pericolosi.

Ora, Mario Oliverio cavalca la protesta, sostenendo che "è destinata ad allargarsi". Dimostra, ancora una volta, che ogni occasione è buona per guadagnare consensi.

Tutto il sistema è marcio: dagli addetti al controllo alle istituzioni.

E sta bene così, perché intervenire, denunciare e cambiare comporterebbe una deflagrazione incontrollabile.

Sul reddito di ultima istanza, così contestato a San Giovanni da molti politici, specie per campagne elettorali, il sottosegretario Sestini ci riferisce che "è iniziato un nuovo capitolo". Il reddito minimo è finito. Era sperimentale. Voglio parlare del futuro - prosegue la senatrice Sestini -, non del passato.

D'altra parte, il Parlamento s'è espresso con chiarezza. Nella Finanziaria, c'è un articolo che prevede la compartecipazione dello Stato, previa presentazione di progetti. C'è tutta l'intenzione, da parte del Governo, di percorrere la strada di un'efficace sussidiarietà verticale.

Le politiche sociali sono di competenza delle Regioni, per cui si debbono attivare e presentare iniziative che aiutino il reddito, con una partecipazione finanziaria dello Stato, in seguito a valutazione, ragionevolmente del 50 per cento. Lo Stato non può provvedere direttamente.

Le Regioni hanno vinto molti ricorsi, in materia, presso il giudice costituzionale.

Il ministro Maroni s'è impegnato per reperire i fondi necessari al reddito di ultima istanza. Sia chiaro che sarà un sostegno per quelle persone che non hanno altro reddito né indennità di disoccupazione. Si tratta di una misura che, ovvio, può estendersi anche ai comuni esclusi dalla sperimentazione. Siamo pronti a ricevere - e accogliere, se ci sono le condizioni - le proposte da parte dei governi regionali".

Perciò, le notizie sulla continuazione del reddito minimo sono false e pretestuose, così come le chiacchiere che circolano. Ed è politicamente scorretto aizzare e pilotare un gruppo di disoccupati, a quattro mesi dalle elezioni provinciali.

EMILIANO MORRONE

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