San Giovanni in Fiore: un punto di vista sul

PARCO NAZIONALE DELLA SILA

San Giovanni in Fiore: il Lago Arvo negli anni "50"

San Giovanni in Fiore: il Lago Arvo visto da Lorica negli anni "50"


San Giovanni in Fiore, 12 gennaio 2004

Molte cose sono state dette, sul Parco Nazionale della Sila. Ma le contraddizioni politiche non sono state rilevate né le insidie rappresentate da profonde, e significative, divergenze gestionali fra sinistre e destre. Franco Covello, amministratore delegato delle Ferrovie della Calabria, dichiarò che il Parco è il volano per lo sviluppo di un'area tradizionalmente depressa. Riccardo Succurro, sindaco di San Giovanni in Fiore, riferisce, spesso, del territorio comunale (diciassettemila ettari) consegnato all'impresa. Alfonso Pecoraro Scanio, nella visita a San Giovanni in Fiore del febbraio scorso, disse, con un certo imbarazzo, che debbono evitarsi gli interventi di forte impatto ambientale, con ciò opponendosi all'Ulivo di Mario Oliverio che, Ds in testa, ha sostenuto, deciso, il progetto della sciovia a Montenero. Francesco Martire, consigliere in municipio di An, spiegò i particolari dell'idea di un impianto colossale di risalita, con capolinea a San Giovanni. Antonio Tiano, dei Verdi, candidato al Consiglio provinciale di Cosenza, denunciò, in quello comunale, alcune attività  economiche all'interno del Parco, condotte selvaggiamente e senza ostacoli.

Di là  dai pareri sull'opportunità  di una struttura per lo sci alpino, fermamente respinta da Legambiente, la discussione politica sui progetti e gli assetti del Parco è definitivamente morta, per causa d'una campagna elettorale incominciata anzitempo, in maniera sotterranea e con strategie di lancio affatto evidenti. Nel capoluogo silano, sulle questioni importanti, l'atteggiamento, non sempre corale, del centrosinistra è di coprire di fango l'avversario, di modo che, nella storica assenza di tensione e dialettica fra le parti in gioco a livello locale, l'opinione pubblica si convinca delle mancanze, e delle colpe, aspramente imputate ai rivali fuori delle mura. Così, a San Giovanni, il nemico da combattere è, per la maggioranza di governo, la Regione Calabria di oggi, quella di Chiaravalloti, rea di tagli alle spese, mancati finanziamenti, ritardi nei pagamenti; e sorda, rispetto alle esigenze, sempre straordinarie, d'una comunità, scientificamente dimostrato, bisognosa d'assistenza, bigliettoni e riposo.

Abusivismo edilizio inquinamento del suolo, che Parco immagina il centrosinistra di San Giovanni, specie quando i segnali di dominarne l'ente sono del tutto assenti e, anzi, autorizzano a pensare ad altra subordinazione, come per la Comunità  montana silana?

San Giovanni in Fiore, scritto con abbondante anticipo, non avrà  la sede. Un epilogo già  stabilito, per continuare la politica delle briciole, dell'elemosina e dei favori, cui siamo abituati da troppo tempo.

Se, riguardo al Parco, Eva Catizone, sindaco di Cosenza, interessa per la sua concezione di sviluppo turistico attraverso una rete amministrativa, l'establishment a cui appartiene, al potere nel cosentino, non ha mosso un dito per abbattere il dilagante abusivismo entro i confini dell'area tutelata.

In agro florense, le costruzioni arbitrarie sono parecchie e i controlli degli organi di competenza non si conoscono. In particolare, a colpo d'occhio, non si capisce se, e come mai, siano state rilasciate alcune concessioni edilizie.

A segnalare queste condizioni è un uomo di sinistra, Salvatore De Simone, il quale ci rivela pure: S'adoperano sistemi di coltivazione che inquinano il sottosuolo e provocano gravi danni alle falde acquifere. Il capoluogo silano esempio di cementificazione Camigliatello Silano sta diventando un esempio di cementificazione da manuale. San Giovanni in Fiore lo è da decenni. .

ARTE FLORENSE: L'aratro  Gerardo CIVENTI Collezione ALESSIO © 2003 Copyright

Arte Mediterranea

ARTE FLORENSE

L'aratro

Gerardo CIVENTI


E, mentre Dionisio Gallo, assessore regionale alla Forestazione, invia del materiale illustrativo a Wim Wenders, sui boschi della Calabria, rispondendo ai preziosi elogi del regista sulla montagna silana, a San Giovanni, capitale culturale del Parco, s'innalza l'ultimo mostro contro il cielo, regolare per l'Ufficio tecnico: un casermone, in via Roma, al posto di un palazzo d'epoca.

Wim Wenders, cantore del Cielo sopra Berlino, di quello silano ha scritto: Anzitutto il cielo. Il suo blu iptnotizza lo sguardo. Solo a guardarlo, si resta disarmati e abbagliati per l'intensità e la profondità. C'è, nel colore, la poesia dello spirito del Creatore.

Eppoi, per i vicoli che arrivano in Abbazia, si discute di Psu e Piano colore, dopo aver lasciato assoluta libertà  di sostituire il legno con l'alluminio, la pietra col cemento, l'antico col nuovo, orrifico, i comignoli con le parabole per la tv; dopo che tanti paesani hanno verniciato, arbitrariamente, le case del vecchio borgo, senza indicazioni né prescrizioni; compiendo, a volte, scempi mostruosi e impuniti, come la casa bianca appoggiata all'arco normanno.

Il filosofo Gianni Vattimo, che s'annovera in una sinistra intelligente e super partes, in una salutare chiacchierata, pubblicata sul nostro giornale, suggerì, con stupore, un rilancio imperniato sul mare-monti, sulla portata culturale di Pitagora e Gioacchino da Fiore, sulla capacità delle risorse, dell'alto crotonese, di attirare turismo e investimenti.

Ma ciò non è servito manco da stimolo, per un dibattito sul ruolo della città  di Gioacchino nella costruzione politica del Parco. Perchè tutto quanto non frutta all'egemonia diessina nella roccaforte elettorale cosentina non può, né deve, essere considerato. La verità  è che i Ds non hanno alcuna intenzione di rinunciare alle leve di comando, per cui, di fronte alle possibilità  aperte, che potrebbero levarli dai giochi, s'organizzano come formiche, per chiudere percorsi di sviluppo obiettivo, anche quando si tratta di occasioni uniche, come il Parco nazionale della Sila. Oltre 1.500 progetti per la rinaturalizzazione.

A riguardo, abbiamo ascoltato Dionisio Gallo, uomo della Regione e del centrodestra, per avere un'altra versione, stanchi delle insipide lamentele della maggioranza locale e delle invettive, a senso unico, rivolte all'altro polo, peraltro sostenute e amplificate da corifei perlopiù di estrazione politica avversa. Gallo ha sùbito centrato l'argomento, mostrandosi alquanto maturo.

"Il nostro territorio è recuperabile, nonostante gli abusi, a condizione che i singoli, ma anche le forze politiche, agiscano univocamente per creare le condizioni di uno sviluppo ecosostenibile. Occorre, in primo luogo, il rispetto delle risorse naturali. Bisogna comprendere il nostro territorio, che ha potenzialità  turistiche per 365 giorni all'anno. Dunque, gli interventi devono andare nella direzione di un uso ragionato. Quei progetti che, al contrario, non hanno alcuna attinenza con l'ambiente non saranno duraturi nè produttivi. La sciovia, per esempio, non ha senso, considerato che a San Giovanni non nevica abbastanza.

Entrando nello specifico del Parco della Sila, Gallo ha affrontato la questione storica e delle prospettive di sviluppo.

La stessa perimetrazione del Parco ha trovato molte resistenze in ambientalisti, cacciatori, agricoltori, in particolare, e alcune amministrazioni comunali, fra le quali quella di San Giovanni in Fiore. Le amministrazioni di centrosinistra non sono riuscite a recepire sino in fondo le vocazioni del territorio. In molti casi, non c'erano strumenti di pianificazione. Le scelte sull'impiego dei fondi disponibili, poi, sono state, a volte, assolutamente infelici. La Calabria è stata capofila nei piani dell'Ape (Appennino parco di Europa), ma i finanziamenti ottenuti da alcuni comuni sono stati destinati ad opere nè di tutela nè di valorizzazione. Come esecutivo regionale, a giugno del 2004, quando ci sarà  la redistribuzione delle risorse, implementeremo le misure di sviluppo dall'ambiente. Ci sono, ora, 1.700 progetti definitivi di rinaturalizzazione dei territori. E questo può essere un motivo di grande soddisfazione. Se ragioniamo sulle misure del Por, giusto a titolo d'esempio, la 1.10 non è stata sfruttata a regime. Piangersi addosso, non produce alcunchè; né occuparsi della cosa pubblica in modo approssimativo e distratto, ricorrendo, a copertura, alla demonizzazione dell'altra componente politica. Osserviamo lo sfasciume pendolo di cui diceva Giustino Fortunato. Ma occorre esaminare, con trasparenza, le cause e le responsabilità. Il futuro dipende da come si saprà  mettere da parte l'acredine strumentale e verbosa, a vantaggio di un progetto concreto e destinato a durare nel tempo, per una Calabria di parchi, riserve, bellezze naturali e fervore culturale.

Assunzioni, la vicenda dei falsi modelli Afor. Un'ultima precisazione Gallo l'ha fatta su due elementi collegati al decollo del patrimonio naturalistico: lavoratori forestali e Fondo sollievo della disoccupazione.

In Calabria ci sono 11.200 forestali, oggi tutti a tempo indeterminato, per un accordo di stabilità  fra la Giunta regionale e il Governo. Li stiamo professionalizzando. Sono impiegati nella lotta agli incendi boschivi, con ottimi risultati. Nel 2002, anche grazie a loro, la riduzione della superficie in fumo è stata del 60%. Nel 2003, a fronte di un aumento considerevole del numero complessivo degli incendi, c'è stato un ulteriore vantaggio del 50%. Del Fondo sollievo, va detto che solo cinque comuni, in Calabria, ne beneficiano. San Giovanni in Fiore è fra questi. La Regione ha un capitolo fisso, per pagare gli operai del Fondo: le sostanze vengono trasferite direttamente ai comuni. Se a San Giovanni in Fiore mancano questi soldi, si vede che sono destinati altrove. Si sente, in giro, che il Comune ci paga dei tecnici."

Dionisio Gallo ha denunciato alla procura di Catanzaro e Crotone le vicende dei falsi modelli per l'assunzione all'Afor. L'atto è contro ignoti, ma Giuseppe Gallo, segretario della Confail, ha dichiarato, pubblicamente, che la manovra illegale è stata condotta dalla Camera del lavoro della Cgil di San Giovanni in Fiore.

di Emiliano MORRONE

EMILIANO MORRONE - www.ilcrotonese.it

Links sulla Sila

La fuga dei laureati italiani all'estero è un fenomeno di cui spesso si discute senza l'appoggio di dati significativi. Analizzando i flussi di laureati italiani che vanno all'estero il fenomeno appare drammatico e in crescita. Mentre all'inizio degli anni 90 meno dello 1% dei nuovi laureati emigrava all'estero, alla fine degli anni 90 circa il 4% dei nuovi laureati lascia l'italia. [...]la percentuale di laureati che lascia il paese e’ quindi quadruplicata tra il 1990 e il 1999
FONTE: "How Large is the Brain Drain from Italy?" (Becker, Ichino and Peri 2002)

RADICI


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Alla ricerca delle radici comuni ad ogni uomo nel contesto dell'evoluzione di Internet  

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